ANNO 14 n° 119
Proust in cucina Il tempo, l'amore e la torta Mimosa
>>di Massimiliano Capo<<
09/02/2015 - 00:46

di Massimilano Capo

VITERBO - ''Cosa vuole che siano le radici. Non ci penso. La vera identità uno la sceglie, il resto è caso. Non vado più a Pola da una quantità di anni che non riesco neppure a contarli. Ricordo il mare istriano. Alcuni isolotti con i narcisi e i conigli selvaggi. Mi manca quel mare: nuotare e perdermi nel sole del Mediterraneo. Ma non è nostalgia. Nessuna nostalgia è così forte da non poter essere sostituita dalla memoria. Ogni tanto mi capita di guardare qualche foto di quel mondo. Di mio padre e di mia madre. E penso di essere nonostante tutto una parte di loro come loro sono una parte di me''.

I capelli sono bianchi da anni. In ogni foto, da che io ricordi, l’ho sempre vista coi capelli bianchi e un piccolo neo vicino al labbro.

La figura che sembra slanciata. Lo sguardo per certo acuto.

La ragazza del secolo scorso, dal titolo di un suo bel libro di una decina di anni fa, racconta della sua vita ad Antonio Gnoli. Lei è Rossana Rossanda.

''Come se il mare si dovesse/ aprire/mostrando un altro mare-/e quello - un altro - e i tre/non fossero che annuncio/ - /di epoche di mari -/non raggiunti da rive -/mari che sono rive di se/stessi -/ l’eternità - é così''.

Così Emily Dickinson in apertura di un saggio ‘Il tempo e la vita’, denso e pensoso come sempre, di Eugenio Borgna.

''La nostra vita si svolge, nasce e muore, nel tempo, e nulla si può capire della vita se non si abbiano presenti le esperienze del tempo che si snodano in esse senza fine: il tempo degli orologi, il tempo della clessidra, il tempo misurabile, che è uguale in ciascuno di noi, e il tempo interiore, il tempo dell’io, il tempo vissuto, che è diverso in ciascuno di noi''.

Eugenio Borgna è uno psichiatra, un fenomenologo e un poeta.

Ancora Emily Dickinson: ''Se io potrò impedire/a un cuore di spezzarsi/non avrò vissuto invano/Se allevierò il dolore di/un avita/o guarirò una pena -/o aiuterò un pettirosso/caduto/a rientrare nel nido/non avrò vissuto invano”.

E poi Kirkegaard:”il mare è silenzioso; anche quando infuria assordante è silenzioso. Al primo istante forse ascolti male e lo senti rumoroso. Se cammini frettoloso con questa idea, fai un torto al mare. Ma se invece ti dai tempo presti ascolto con più attenzione, tu senti - meraviglia! - il silenzio, perché la monotonia è anche silenzio''.

Torna di nuovo in gioco il tempo e la nostra capacità di abbandonarci al nostro tempo interiore, quello che ci permette di ascoltare il silenzio anche di fronte al mare in burrasca, di fronte agli occhi spauriti della ragazzina dai capelli rossi e al sorriso di Gorgiapunk che canta. E’ il silenzio sereno, il silenzio in grado di cogliere l’istante prima che arrivi la parola a interromperne la magia. Il silenzio è anche la condizione dell’ascolto, fare silenzio (ci ricorda ancora Borgna) significa ascoltare (e ascoltarsi) pienamente e intensamente.

Ilde Mauri ha interrogato Mario Gamba a partire da una raccolta di saggi intitolata MIllesuoni - Deleuze, Guattari e la musica elettronica sull’inserto domenicale di Alfabeta2.

Tornano i concetti di sempre fin dal titolo che riprende il Millepiani scritto a quattro mani dai due filosofi francesi.

Deteritorializzazione, rizoma, spazialità, indeterminatezza, corpo (musicale) senza organi: un ricerca sui suoni che potrebbe partire da qui. O da qui.

Scrive lei a lui: ''Spesso, quando siamo in campagna, vuoi lavare i piatti: il tuo rapporto con l’acqua è festoso, mi ricorda quello di un bambino che chiude la canna con un dito per vedere fino a dove riesce ad arrivare con gli spruzzi. Così, dopo il tuo allegro intervento, il mio tentativo di arginare i danni e limitare l’allagamento richiede molto più tempo di quanto avrei impiegato a lavare i piatti da sola. Lasciartelo fare è la misura del mio amore per te, ma la misura del tuo amore per me è lo sforzo evidente e tenerissimo di provare ad asciugare con la spugnetta quello che richiederebbe una recinzione di sacchi di sabbia''.

Lui a lei: ''Prima di te, avevo sempre cercato il big bang, e poi succeda quel che succeda, ‘io dopo l’inizio corro, anzi accelero, vediamo se loro mi stanno dietro’. Quello che mi ha folgorato con te è che questa nostra cosa l’ho sentita in simbiosi col progetto biologico e tecnobiologico: stesso metabolismo, stessa essenza, un incontenibile slancio verso la vita''.

Insieme:''Quando ti ritrovi a dire cose stupide - per sempre, eternità, sono tuo, altre cose così - ci sono due possibilità: o stai davvero dicendo cose stupide, o hai toccato un punto dove quelle cose stupide diventano supremamente inteligenti, naturali, superiori''.

Lei è Manuela Mantegazza, lui Franco Bolelli, il libro si intitola Tutta la verità sull’amore.

Questa è la settimana di San Valentino festa di tutti gli innamorati e anche dell’amore cosmico. E io amo la ragazzina dai capelli rossi, Giorgiapunk e mamma Silvana e la sua torta Mimosa.

Ingredienti per 2 Pan di Spagna del diametro di 22 cm l'uno

Uova 4 intere

Uova 8 tuorli

Zucchero 220 g

Farina 200 g

Fecola di patate 40 g

 

PER LA CREMA PASTICCERA

Latte fresco intero 300 ml

Panna fresca liquida 300 ml

Zucchero 200 g

Uova 8 tuorli

Farina 55 g

Vaniglia mezza bacca

 

PER LA BAGNA AL LIQUORE

Acqua 100 ml

Cointreau 50 ml

Zucchero 50 g

 

PER LA PANNA MONTATA ZUCCHERATA

Panna liquida fresca 200 ml

Zucchero a velo 20 g

Preparazione

Mettete le uova intere e lo zucchero in una planetaria e montate gli ingredienti per almeno 10 -15 minuti a velocità elevata fino ad ottenere un composto ben gonfio (in alternativa utilizzate le fruste di uno sbattitore elettrico). Aggiungete i tuorli e continuate a montare per altri 5-6 minuti, quindi spegnete.

Unite al composto di uova la farina e la fecola preventivamente setacciate: amalgamatele delicatamente con una spatola con dei movimenti che vanno dal basso verso l’alto per incamerare aria. Versate l’impasto ottenuto in due teglie imburrate ed infarinate del diametro di 22-24 cm e cuocete in forno statico a 180-190 gradi per circa 30 minuti. Una volta cotti, sfornate i pan di spagna e capovolgeteli su di un foglio di carta forno, quindi lasciateli raffreddare. Nel frattempo preparate la crema pasticciera. Mettete in un tegame il latte aggiungete la panna, portate a sfiorare il bollore. In un altro tegame mettete i tuorli lo zucchero; mescolate con un cucchiaio di legno, poi aggiungete la farina e i semini della bacca di vaniglia, che avrete prelevato dal suo interno incidendola con la lama di un coltello. Mescolate con un mestolo di legno e poi unite il composto di latte e panna calda, quindi stemperate il tutto con una frusta. Accendete il fuoco e fate addensare: non appena la crema comincerà a sbuffare spegnete il tutto e versate la crema in una teglia bassa e larga. Ricoprite la crema pasticciera con della pellicola trasparente che deve toccare la superficie della crema e mettete a raffreddare in frigorifero o in freezer. Preparate la bagna facendo sciogliere in un pentolino lo zucchero assieme all’acqua e al liquore, quindi fate raffreddare. Montate la panna ben fredda con uno sbattitore: non appena comincerà a gonfiare unite lo zucchero a velo e portate a termine la montatura, poi mettete il tutto in frigorifero. Quando la crema pasticciera sarà fredda mettetela in una ciotola, ammorbiditela lavorandola con una spatola e unite delicatamente la panna montata, tranne due cucchiaiate che terrete da parte.

Eliminate dai due pan di spagna la parte scura esterna, con un coltello dalla lama lunga dividete uno dei pan di spagna e ricavate da uno di essi tre dischi di uguale spessore, dall’altro tagliate delle fette dello spessore di un centimetro che poi taglierete in 3 striscioline da ridurre successivamente in cubetti.

Ora passiamo ad assemblare la torta: per ottenere una torta perfetta sarebbe meglio utilizzare un cerchio di acciaio regolabile, dentro il quale porre il primo disco di pan di spagna che inzupperete con la bagna e sul quale stenderete un velo di panna montata zuccherata, una cucchiaiata.

Sopra la panna stendete la crema pasticciera mista a panna (28) e quindi poggiatevi sopra il secondo disco di pan di spagna: ripetete quindi tutto da capo fino a che non avrete poggiato il terzo disco . Sfilate a questo punto il cerchio di acciaio (28) e ricoprite tutta la torta con la crema avanzata.

Una volta ricoperta tutta la torta con la crema passate alla decorazione facendo aderire i cubetti di pan di spagna alla crema che fungerà da collante. Una volta ricoperta, mettete la torta in frigorifero, meglio se coperta da una campana di vetro o plastica che eviterà al dolce di prendere odori sgradevoli o di seccare troppo.

 





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